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Sentiamo il peso del peccato che ci circonda e che dobbiamo continuamente giudicare in noi stessi (v. 13). 8, ci dice come vi ha provveduto Dio: Egli ha condannato non solo le mie azioni, ma anche la cattiva volontà che le ha fatte nascere, il «vecchio uomo», (cap. Contiene tutta la verità in Cristo. Dio che condanna o l’accusato che si difende? «Così non sia!» esclama nuovamente l’apostolo (v. 7). La Parola di Dio non è annullata col pretesto che non è stata creduta dai Giudei, i suoi depositari (v. 3; Ebrei 4:2). Io mi riconosco incapace, senza forza,... sono dunque pronto a confidare in un Altro. Atti 4:19; 5:29). Ripetiamolo: non sono i diritti di nascita che assicurano a qualcuno la salvezza per grazia. Invece di scusarti, i tuoi privilegi aggravano la tua colpa. «La fede viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo» (v. 17). Ma che grazia nella «voce divina» (v. 4)! È per questo che la terribile sentenza «per certo morrai», già annunciata da Dio prima della caduta dell’uomo (Genesi 2:17), viene confermata: «Il salario del peccato è la morte» (cap. Ma ecco l’avvocato, cioè Cristo, intervenire in favore di coloro che, Giudei o Gentili, l’hanno scelto per fede. Ma l’accusato potrebbe avanzare un altro argomento: Io non nego la mia ingiustizia, ma questa mette in risalto la giustizia di Dio; in fondo è utile. È quest’amore che ora è versato nel nostro cuore. Matteo 5:44,45), nell’attesa di essere rivelati come tali a tutta la creazione (v. 19). Una cosa è certa, possiamo rispondere a tutti i ragionatori: Dio vi ha chiamati, voi che avete la Sua Parola fra le mani. Sì, la giustizia di Dio è soddisfatta perché un crimine non può essere messo in conto una seconda volta. I capitoli da 12 a 15 descrivono ciò che Egli si aspetta ora da parte nostra. Ritroviamo qui i suoi «compagni d’opera» Prisca e Aquila (Atti 18). Essere sottomessi alle autorità significa esserlo a Dio che le ha costituite, a meno che non ci vengano richieste cose che sono in evidente contraddizione con la volontà del Signore (confr. Spinto dallo zelo per l’evangelo, Paolo aveva spesso cercato di recarsi a Roma (v. 22). Ora, tutti sanno che un agricoltore fa esattamente il contrario: innesta nell’albero selvatico un ramo «domestico» della specie che intende ottenere. Infatti, un «cadavere» non può più essere sedotto dai piaceri e dalle tentazioni. «Tu che insegni agli altri... tu che predichi... tu che dici»...; ciò che m’interessa è quello che fai ed anche quello che non fai (Matteo 23:3). E Dio ha pronunciato a suo riguardo questa terribile frase: «Ho odiato Esaù». Compiacersi in ciò che è umile e con gli umili (v. 16), sopportare con pazienza le ingiustizie e gli oltraggi (v. 17 a 20), sono cose contrarie alla nostra natura. Questi versetti continuano il soggetto dei nostri rapporti con gli altri credenti. Nel suo scoraggiamento, il povero Elia era giunto fino al punto di parlare «a Dio contro Israele» (v. 2,3). Il Signore viene! Era il caso d’Israele, nonostante gli avvertimenti di tutto l’Antico Testamento: Mosè (v. 19), Davide (v. 18), Isaia (v. 15,16,20,21), cioè la Legge, i Salmi ed i Profeti. Ognuno dei suoi movimenti per liberarsi ha il solo effetto di farlo sprofondare di più. Diventano degli «strumenti di giustizia» a disposizione di Colui che ha tutti i diritti su di me. Questa lettera è stata scritta molto tempo prima del drammatico viaggio raccontato alla fine degli Atti. Essa è libera e non legata a privilegi ereditari. Dinanzi al tribunale di Dio ogni bocca è ora chiusa. Analisi della lettera ai Romani e lettura esegetica 38 La Lettera ai Romani Bibliografia A. PITTA, Lettera ai Romani, nuova versione, introduzione e commento , Milano, Figlie di San Paolo, 2001 R. PENNA, Lettera ai Romani, introduzione, versione, commento, 3 vol., Bologna, EDB, 2007² S. LÉGASSE, L’epistola di Paolo ai Romani, Brescia, Queriniana, 2004 Ma è così che si manifesterà la vita di Cristo in noi come si è manifestata in Lui (1 Pietro 2:22,23). Non solo non devo giudicare i moventi del comportamento altrui, ma devo vegliare per non scandalizzare gli altri col mio. Ebbene! Qualcuno obietterà con indignazione: Io non ho commesso gli orribili peccati menzionati in questi versetti. Il versetto 11 ci esorta all’attività. L’apostolo stesso era un testimone di ciò che la grazia poteva ancora compiere in favore del Giudeo ribelle (v. 1). E, ogni sera, si ebbero molte conversioni. Sì, anche le prove, se è necessario (v. 28). Un giorno Egli metterà in luce «i segreti degli uomini», tutti i loro atti e le intenzioni inconfessabili, nascoste con tanta cura (Matteo 10:26). Queste infatti producono preziosi frutti (v. 3, 4) che rendono la sua speranza ancora più viva e fervente. Ma per chi continua a vivere sulla terra, si pone ormai un doloroso problema: egli ha ancora in sé la vecchia natura, «il peccato», che riesce a produrre solo dei frutti corrotti. Ricercare «le cose che contribuiscono alla. È vero che non siamo più «nella carne», ma la carne è ancora in noi. Da dove gli veniva questa fede incrollabile? Il cristiano, che utilizza i servizi pubblici assicurati dallo Stato, deve comportarsi da buon cittadino, pagare le tasse (v. 7), rispettare le leggi e gli ordinamenti: polizia, dogana, ecc... «Non abbiate... debito con alcuno» (v. 8) è un’esortazione da non dimenticare ai nostri giorni, in cui avere dei debiti è entrato nelle abitudini! Rischia dunque di perdere la salvezza? Questi versetti sono stati paragonati ai vani sforzi d’un uomo impantanato in una palude. Anzi, li ha sopportati, e li sopporta ancora, «con molta longanimità» (v. 22). Moralmente questo dramma illustra la storia di molti figli di Dio durante il periodo che segue la loro conversione. È così che al v. 12, Trifena, Trifosa e la cara Perside non sono menzionate insieme, perché se le prime due si affaticavano nel Signore, la terza si era «molto affaticata», e i loro servizi non sono confusi. I motivi di gioia che Paolo trovava nei credenti di Roma (v. 19) non gli facevano perdere di vista i pericoli ai quali erano esposti. Infatti, se sono veramente convinto dell’orrore di me stesso e dal sentimento della grazia di Dio che mi sopporta, ogni spirito di superiorità scompare dai miei pensieri. 2), è il Giudeo ad essere chiamato alla sbarra. Paolo non aveva ancora visto credenti di Roma. Nonostante ciò che a volte sembra, essa è sempre buona, accettevole e perfetta (pesiamo queste parole) per il solo fatto che si tratta della Sua volontà (v. 2; Giovanni 4:34). Noi stessi sospiriamo nel «corpo della nostra umiliazione» (Filippesi 3:21). Su questa terra, infangata dal peccato, regnano l’ingiustizia, la sofferenza e la paura. Un solo debito dobbiamo avere: l’amore, dal quale non ci si può sdebitare, perché risponde all’amore infinito di Dio per noi. v. 21; 1 Pietro 4:3), aver lavorato per Satana, l’impostore pronto a negoziare un tragico salario: la morte, che Cristo ha subito al nostro posto (v. 23). E quando non ci saranno più la terra e le sue pene, resteremo per l’eternità gli oggetti dell’amore di Dio. Non c’è nulla di più importante per l’uomo della sua libertà. Bisognava che la chiesa di Roma non potesse vantarsi, in seguito, d’esser stata fondata da un apostolo per elevarsi al di sopra delle altre assemblee, come non ha mancato, purtroppo, di fare più tardi. D’altronde, posso io ergermi giudice dal momento che comparirò presto dinanzi al tribunale di Dio (v. 10) pur essendo già giustificato? Una meravigliosa pace segue i tormenti del cap. Tutte le circostanze sembravano contraddire ciò che Dio aveva assicurato ad Abramo. Così noi non siamo più debitori verso la carne, questo creditore insaziabile e crudele (v. 12). I sospiri di tutti gli oppressi salgono verso il gran Giudice (Lamentazioni 3:34-36). Il Signore è abbastanza ricco per rispondere ai bisogni di tutti quelli che l’invocano. Ma, prima di servire, è necessario che la nostra intelligenza rinnovata giunga a discernere la volontà del Signore (leggere Colossesi 1:9,10). Dopo il rapimento dei credenti, verrà il momento in cui la cristianità infedele verrà a sua volta giudicata; dopo di che, tutto il rimanente fedele d’Israele sarà salvato dal suo grande Liberatore (v. 26). Questo capitolo ci informa che Dio non ha destinato nessun vaso a ira (v. 21). Ha pagato Lui stesso tutto il nostro debito perché fossimo liberi, dipendenti solo da Lui. E quanto più responsabili sono oggi i cristiani che possiedono tutta la Parola di Dio! Il suo Nome riempie questi primi versetti. 3:22 non c’era differenza davanti al peccato; tutti erano colpevoli. Finché dura la notte morale di questo mondo, il credente è invitato a rivestire «le armi della luce» (v. 12; Efesini 6:13...), a rivestirsi del Signore Gesù Cristo stesso (v. 14), cioè a renderlo visibile, come un abito senza macchia. «Non v’è distinzione» abbiamo letto (cap. Possiamo forse dubitare che il Suo amore non abbia prima fatto tutto il possibile verso Esaù come verso il suo popolo Israele? Ad ogni sofferenza viene a rispondere una forma personale del suo amore. Queste sono le due grandi verità che colgo per fede. È troppo facile! Assolto, giustificato, il credente lascia esplodere la sua gioia (v. 1). Dio è questo saggio artigiano e la legge il buon utensile (cap. — dicono alcuni. Ora desidera guardare a … Ogni domanda che poteva ancora porsi ha trovato la sua perfetta risposta! Per un credente convertito sul letto di morte, l’epistola avrebbe potuto terminare col v. 11. È cercando di volare che l’uccello prigioniero si rende conto che gli hanno tarpato le ali. 1:18): un cammino senza legge e senza freni secondo i capricci della propria volontà (1 Giovanni 3:4). NOTE INTRODUTTIVE Quando scrive ai Romani, Paolo ha compiuto larga parte della sua attività apostolica. Il peccato dei Giudei è chiamato trasgressione (v. 23), ossia disubbidienza ai comandamenti divini conosciuti. la triste domanda: «Chi ha creduto...?» (v. 16; Isaia 53:1) evidenzia che molti cuori resteranno chiusi. Ma essi hanno sotto gli occhi un altro libro sempre aperto: la Creazione (Salmo 19:1). È anche il nostro primo dovere nei confronti di coloro che ci stanno vicini e non sono ancora convertiti. Inoltre, fu solo con Agostino che il al momento della conversione, queste stesse membra cambiano proprietario. Si può dubitare della realtà d’una conversione che non ha il coraggio di dichiararsi. Chi ha ragione? Paolo, da parte sua, non dimentica ciò che è stato fatto per lui (fine del v. 2 e 4). Ma essa condanna anche noi quando, a nostra volta, pratichiamo cose simili. 3:22); il Giudeo, come il Greco, non raggiunge la gloria di Dio. consideriamo i v. 30 e 31 ed esaminiamoci. Questi errori si riprodurranno, al momento della tiratura, in ogni esemplare. Il Signore si è acquistato tutti i diritti sulla nostra vita. 2:17), mentre questa rendeva testimonianza contro di loro. Oltre ad offrirgli questa certezza, lo Spirito c’insegna a far morire (cioè a non lasciare che si realizzino) le azioni della carne (v. 13). Così, per incoraggiarci, lo Spirito afferma che presto il Dio della pace triterà Satana sotto i nostri piedi (v. 20). Così lo Spirito di Dio, simile al procuratore in un tribunale, fa leggere davanti a questo accusato giudeo tutta una serie di versetti irrefutabili tratti dalle Sue Scritture (v. 10-18). Le epistole sono delle lettere, indirizzate dagli apostoli ad assemblee o a credenti, nelle quali troviamo esposte le verità cristiane. Insieme all’apostolo diamogli gloria, esprimendogli la nostra riconoscenza e, soprattutto, viviamo per piacergli. Spero che anche nella nostra diocesi cresca sempre di più l’amore per le Sacre Scritture e si propaghi a macchia d’olio l’uso di Non dovremmo mai trascurare di trasmettere i saluti che siamo stati incaricati di porgere. Se fosse così, Dio dovrebbe rinunciare a giudicare il mondo (v. 6), anzi essergli grato della sua malvagità perché questa evidenzia la Sua santità! Ma sono i peccatori che si preparano da soli alla perdizione eterna. I primi versetti della Lettera ai Romani possono servire per fornire alcuni elementi di introduzione, pur sempre necessari al-la comprensione di questo scritto tanto discusso, controverso e commentato nel corso della storia. Nel momento in cui Dio l’ha giustificato, egli era ancora simile ai pagani. Dal capitolo 9 al capitolo 11, sarà considerato il fratello maggiore, ossia il popolo giudaico, i suoi privilegi naturali ed anche la sua gelosia. Questo è il potere della sola Parola di Dio e l’autorità dell’evangelo, «potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente» (v. 16). Malgrado la sua incredulità, Israele non è stato definitivamente rigettato. Sono paragonabili ad un criminale che, proclamando la sua innocenza, rimette egli stesso alla polizia il corpo del reato che conferma la sua colpa. Ma lui «non vacillò per incredulità... essendo pienamente convinto» (v. 20,21). Non tutti i discendenti d’Abramo erano d’altronde figli della promessa. L’assemblea si riuniva semplicemente in casa loro (che contrasto con le ricche basiliche edificate in seguito a Roma!). Tuttavia, l’uomo se ne rende conto solo dopo la conversione. Ma il desiderio ardente dell’apostolo restava lo stesso: che la gelosia del popolo giudaico nei confronti dei nuovi beneficiari della salvezza (gelosia di cui lui stesso aveva tanto sofferto: Atti 13:45; 17:5; 22:21,22) incitasse questo popolo a ricercare la grazia che, fino a quel momento, aveva disprezzato (v. 14; cap. Ha suscitato un uomo nuovo, Cristo, e ci ha dato la sua vita. Quella ai Romani, benché scritta dopo altre, è stata giustamente collocata per prima. Dal momento stesso in cui non mi aspetto più niente da me, posso aspettarmi tutto da Cristo. Solo il vostro rifiuto può impedire al suo disegno d’amore di realizzarsi (leggere 1 Timoteo 2:4). Capitolo 1 – La particolarità della lettera paolina ai romani 6 Capitolo 2 – La congregazione di Roma 10 Capitolo 3 – La : Lettera ai romani: 12 Capitolo 4 – Rm: 1 16 : Rm : 1:1-7 – Intestazione e saluto iniziale 16 : Rm: 1:8-15 – Paolo esprime i suoi personali sentimenti ai romani 20 : Rm: Invece sono pienamente responsabile se esiste un cartello: Vietato toccare. Uno solo ha il diritto di giudicare: Gesù Cristo (v. 16; Giovanni 5:22; Atti 10:42). «E non soltanto questo...» (v. 11): abbiamo il diritto di gloriarci nei doni, ma soprattutto in Colui che ce li dispensa che è Dio stesso, divenuto il nostro Dio e Padre per mezzo del Signore Gesù Cristo. Questo, però, non era più un problema vivo dopo la fine del primo secolo, quando, in pratica, la cristianità era costituita da non-ebrei. Il peccato dei pagani è chiamato ingiustizia (cap. Ma Dio non ha cercato di migliorare la discendenza di Adamo. Oltre all’avvertimento di non scandalizzarli, troviamo alcune esplicite raccomandazioni: Sottolineiamo gli attributi dati in questo capitolo 15 all’«Iddio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (v. 6). Ma, allo stesso tempo, questa scritta suggerirà a molti visitatori la voglia di avanzare la mano verso gli oggetti esposti, poiché la nostra natura ci spinge ad infrangere ogni regola per affermare la nostra indipendenza. Non solo ha accordato loro perdono, giustizia, piena libertà, ma ne ha fatto dei membri della sua stessa famiglia. La nostra infermità è grande: non sappiamo né come pregare né che cosa domandare. Leggere un romanzo che racconta cose immorali, compiacersi in descrizioni torbide e corrotte, significa porsi sotto lo stesso «giudizio» (v. 32; Salmo 50:18). Poi, perché il peccato deve aver perso ogni attrazione per lui. Fin qui abbiamo visto ciò che Dio ha fatto per noi. Essa s’impossessa delle grandi verità affermate mediante la sua Parola: la morte del Signore Gesù per espiare i nostri errori, la sua resurrezione per darci una giustizia (v. 25). «Chi commette il peccato è schiavo del peccato», insegnava il Signore Gesù. Per l’incredulo, Gentile o Giudeo, questo giudizio è definitivo e il tribunale davanti al quale tutti compariranno un giorno rappresenta una spaventosa realtà (Apocalisse 20:11). Infine, il grande apostolo scrive ai suoi fratelli di Roma di aver bisogno delle loro preghiere (v. 30). La carne, «il vecchio uomo», antico proprietario, non è presente che come inquilino indesiderato, chiuso in una camera. Quando giudichiamo gli altri (v. 1), diamo prova di saper riconoscere molto bene il male; mostriamo dunque di avere una coscienza. La rilegatura più bella non cambierà niente. Ma stiamo attenti a non essere anche noi disubbidienti e contraddicenti (v. 21). Se in un museo prendo in mano un oggetto esposto, forse non sono cosciente di commettere un’infrazione. Prima di tutto perché sa che la grazia è costata al suo Salvatore e teme di rattristarlo. Il primo Adamo è come questo cattivo cliché: da lui sono provenuti tanti uomini, altrettanto peccatori! 7. Paolo sapeva per esperienza che si può essere zelanti per Dio anche sbagliando completamente strada. Caro amico, arrivato a questo punto della tua lettura, puoi dire con tutti i credenti: «Io possiedo questa fede che dà la salvezza. Il più abile scultore che dispone del miglior utensile, non potrà cesellare niente in un legno tarlato. Con la massima incongruenza, essi si gloriavano d’avere la legge (cap. Ora si tratta di «coloro che annunciano la pace», perché i riscattati a loro volta diventano dei predicatori. È riconciliato col Giudice supremo a motivo dell’atto stesso che avrebbe dovuto attirare la Sua ira per sempre: l’uccisione e la morte del suo Figlio (v. 10)! Fare del bene è la sola risposta al male che ci sia permessa, ed è anche l’unico modo per vincerlo. Al cap. Questa lettera è stata scritta molto tempo prima del drammatico viaggio raccontato alla fine degli Atti. Sembrerebbe che queste tendano piuttosto a separarci dall’amore di Cristo, producendo in noi mormorii o scoraggiamento. Ahimè! Io non ti giudicherò né dai titoli (v. 17), né dalla tua conoscenza (v. 18), né dalle tue parole (v. 21), ma dalle tue azioni. Eppure questa è una completa illusione. 3:9), che questo regnava su di me (cap. In verità, l’amore di Dio non assomiglia a nessun altro. I capitoli da 1 a 8 ci ricordano la storia del figlio prodigo: il suo peccato aveva abbondato, ma la grazia ha sovrabbondato. La fede crede alle promesse perché crede a Dio che le ha fatte (v. 17 e 3; confr. Che al vedere le nostre benedizioni possano avere invidia tutti coloro che ci circondano! Ognuna di queste esortazioni deve essere meditata e trova la sua applicazione nella nostra vita quotidiana. Dal fatto che conosceva Colui che gli aveva fatto le promesse e gli accordava una totale fiducia. Per dimostrare meglio che la salvezza per grazia non ha alcun rapporto con le pretese carnali e «il vanto» del popolo giudeo (cap. La mia morte con Cristo (v. 6) toglie al peccato ogni forza ed ogni autorità su di me. Dio lo giustifica: chi oserebbe ormai accusarlo? Già ai tempi d’Elia, quel profeta si sbagliava pensando che l’intero popolo avesse abbandonato l’Eterno. Caro lettore, le viene offerta questa occasione, se ancora non l’ha colta: essere di Cristo. 9:3; 10:1). Questi capitoli ci fanno pensare alla seduta d’un tribunale. «La libera volontà non è altro che la schiavitù del diavolo» (J.N.D.). Immaginiamo che un tipografo poco coscienzioso, componendo il cliché d’un libro, abbia lasciato passare gravi errori che falsano completamente il pensiero dell’autore. Se si tratta di veri credenti non ho il diritto di dubitare che agiscano «per il Signore» (v. 6), verso il quale sono responsabili. 2 Timoteo 1:12). «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». ne sono liberato nello stesso modo in cui sono stato liberato dal peccato: per mezzo della morte (cioè la mia morte con Cristo; v. 4). E questo è ancora più vero se si considerano gli inutili sforzi fatti da tante persone per guadagnare il cielo, quando basterebbe afferrare la Parola che è «presso di te» (v. 8). Ed inoltre, cosa paradossale!, egli può trovare della gioia nelle tribolazioni presenti. «Tutte le cose» ci permettono di sperimentare quest’amore, come non avremmo potuto fare in altro modo. Eravamo «nella carne» (v. 9), obbligati ad agire secondo la sua volontà. Terribile malafede! Prima di spiegare come Dio giustifica il peccatore, l’apostolo dimostra che tutti gli uomini sono colpevoli davanti a Dio. La vostra coscienza non è una voce ostile ma un’amica che vi dice: parla di questo al Signore; ci penserà Lui. Il suo nome di Giudeo, la legge di Mosè sulla quale fa affidamento, il vero Dio che pretende di conoscere e di servire (v. 17), tutto questo stabilirà certamente la sua superiorità sugli altri accusati e lo farà assolvere... Invece no. E l’apostolo si ferma con adorazione di fronte a questi consigli insondabili di Dio, questa «profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio» (v. 33). Quando un colpevole è deceduto, la giustizia umana non può più metterlo in prigione. Ha voluto fare anche di voi un «vaso di misericordia». D’altra parte, il fatto che Paolo voleva annunciare l’Evangelo a quelli che tuttavia avevano già la fede (v. 15, 8) ci conferma che questa buona notizia dell’Evangelo non si limita al perdono dei peccati. Non vi è un solo atto del servizio che rendiamo al nostro Signore, che non sia messo per iscritto nel suo libro; e non solo la sostanza dell’atto, ma anche il modo in cui è fatto» (C.H.M.). 6:6), simile al peccatore Adamo, suo antenato. Noi non sappiamo che cosa è bene per noi, ma il v. 28 afferma che tutto quello che succede è stato preparato da Dio e, alla fine, s’inserisce nel «suo proponimento», di cui Cristo è il centro. Un uomo, per quanto sia caduto in basso, troverà sempre qualcuno più miserabile di lui, col quale potrà paragonarsi sentendosi migliore! Sono esortato ad astenermi da ciò che potrebbe distruggere (il contrario di edificare) un altro credente. Nei versetti da 1 a 8 si trattava del nostro servizio per Dio; i versetti da 9 a 16 enumerano principalmente i nostri doveri nei confronti dei nostri fratelli, mentre dal versetto 17 al versetto 21 è considerata la nostra responsabilità nei riguardi di tutti gli uomini. «Ahimè! Con toccante umiltà, Paolo non annuncia la sua visita ai Romani come se le sue esortazioni fossero loro necessarie, ma al contrario riconoscendo la loro capacità di esortarsi l’uno con l’altro (v. 14). «Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo!» (v. 4), esclama l’apostolo. Uno dopo l’altro, gli accusati compaiono davanti al Giudice supremo. Dio è per lui; quale nemico si azzarderebbe ancora a toccarlo? Conoscendo in anticipo la sorte dei perduti, perché li ha creati? Chi mi libererà da questo corpo di morte? Così, per la legge, Dio mi coglie in flagrante per la mia disobbedienza e mette in evidenza la cupidigia che è in me, per meglio convincermi di peccato. Dopo tanti appelli, Israele è stato infine accecato a vantaggio delle nazioni. E nemmeno come se loro dovessero avere l’onore della sua presenza, bensì mettendo in rilievo il suo personale desiderio di gioire della loro presenza (v. 24 alla fine). Gli accusati, senza alcuna eccezione, sono riconosciuti colpevoli, condannati dalla legge alla pena di morte (v. 19). Nella loro audace incredulità, gli uomini si permettono di giudicare Dio col proprio metro: Visto che in definitiva Egli farà tutto ciò che ha voluto, dicono alcuni, di che cosa ci può ritenere responsabili? Che questo stimoli la nostra intercessione per i nostri cari non ancora convertiti! Se una scala è troppo corta per raggiungere un oggetto posto in alto, un uomo che salga sul piolo più elevato non è più facilitato ad impossessarsene di quelli che sono sotto di lui. La questione dei suoi peccati è stata regolata; è pronto per la gloria di Dio. L’uomo ha assoggettato tutta la creazione al servizio della sua vanità (v. 20), della sua corruzione (v. 21). La prova è data dal fatto che persino Abramo (v. 3) e Davide (v. 6), che incontestabilmente avrebbero avuto il diritto di stare in cima a questa scala delle opere, non se ne sono serviti per essere giustificati davanti a Dio. Non ha più alcun diritto... ma bisogna stare attenti a non aprirgli la porta. Al contrario! Non esiste nessuna circostanza nella quale non possiamo e non dobbiamo comportarci da cristiani. Ebbene! Un tempo lo schiavo romano poteva essere affrancato ed anche, eccezionalmente, adottato dal suo padrone con tutti i diritti all’eredità. Non è Egli infatti la sostanza dell’Evangelo, il fondamento di ogni relazione tra Dio e l’uomo? No, un simile ragionamento non è mai quello d’un vero figlio di Dio. Il v. 9 ci offre un esempio di ciò che possono essere questi idoli citando i piaceri della tavola che diventano una trappola per gli increduli e, aggiunge il Salmo 69:22, «quando si credon sicuri» è per loro un tranello.

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